6. Lettera a un amico

26 febbraio 2008

Ciao A.,

le prime due settimane sono passate, e con loro anche i mille pensieri dei primi giorni. Ho avuto due settimane che mi paiono due mesi ma ora quasi tutto è sistemanto e sto iniziando a tutti gli effetti la mia vita cairota.

Mi sono iscritta in palestra; il corso di arabo invece aspetterà ancora un paio di settimane e non vedo l’ora perché è impossibile vivere altrimenti. Non vedo l’ora di essere completamente sistemata, perché sì, ora sono esattamente nel periodo di maggiore entusiasmo, anche se in realtà tutto ti provoca un gran stress.

Culturalmente è tutto nuovo e mi rendo di non capire a fondo tutti i contesti. Il livello di allerta è sempre alto e cio' fa si' che la sera mi ritrovi stanchissima ma senza sapere perché...in realtà è il cervello che non ha più automatismi, è sommerso di stimoli nuovi, da una lingua che non capisce e che crea un continuo rumore di fondo, e di situazioni che non sa prevedere o gestire...

Ho trovato un appartemento decente nella zona considerata top (mah...), dove stanno la maggioranza degli expats. Lo scorso weekend sono andata in centro, in una parte popolare e vecchia dove fanno il mercato tutti i giorni. Mi sono anche presa da mangiare in una di quelle bancarelle e non mi è capitato niente...Purtroppo non riesco ancora a fare foto, e non so se, quando e come ci riuscirò.

Gli egiziani sono calmi ed ospitali. Certo mi sento osservata come se fossi un animale strano, e anche se sai che è così e te ne fai una ragione, è una sensazione pesante, e mi rincuora sapere che anche le altre ragazze che magari sono qui da più tempo provano la stessa cosa. E’ come se ti facessero sentire nuda perennemente. E poi ti guardano davvero tutti, maschi e femmine e pure i bambini, che poi chiedono alle mamme qualche spiegazione, forse sui capelli al vento...

Per il resto il mondo arabo è tosto, è davvero tutta un’altra cosa. Non dico che sia difficile, perché io alla fine sono legittimata a restare me stessa. Ma viverlo da espatriato non è comunque scontato. Senti proprio che non condividi più il filtro della cultura, del sistema di valori più profondo. Non mi era mai capitato. Sai che su certi argomenti non ti potrai mai capire.


E’ bello quello che sto vivendo, ma io sono diversa. Le altre volte che partivo, era una “solo andata”, senza pensare al ritorno, chiudevo il capitolo precedente (più o meno consapevolmente) con l’idea di lasciarmi trascinare dai flussi, e vivevo la mia nuova vita come un nuovo inizio, ogni volta definitivo, anche perché andandomene sentivo sempre che non avevo niente da perdere; anzi, al massimo scappavo da qualcosa. Questa è la prima volta invece che ho davvero dovuto lasciare una situazione in cui mi stavo bene. E quindi il ponte Europa è ancora in piedi. Significa che so che voglio tornare in Europa, anche se non so dove, e soprattutto a fare cosa. Bruxelles è una possibilità.

Quello che vedi dal di fuori non è che il risultato di un percorso non facile per cui ho dovuto sacrificare e lottare tanto, e per cui ancora sto continuando a rimandare o a mettere in gioco delle cose importanti. Magari sembra tutto luccicare, ma semplicemente non sai dove stanno le toppe, o gli imperativi della ragione che non coincidono con quelli delle emozioni. La cosa che conta alla fine però, credo sia il fatto che rifarei tutto.

Dalla mia parte infine, posso sempre invidiare la qualità della tua vita, che ti permette di assaporare le cose in tutt’altra maniera, con un ritmo più umano e consono, che mi manca da tanto. Avresti potuto suonare la batteria in questi ultimi anni con la vita che ho fatto io? Io voglio una casa fissa così potrò riavere un pianoforte.

Un bacio,
Margot

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